A tu per tu con Mimmo Mignemi e Federica De Benedittis

di Grazia Candido – Nei panni di Don Memè Ferraguto e don Pippino Mazzaglia, l’attore catanese Mimmo Mignemi ci racconta qualche sfaccettatura de “Il birraio di Preston” insieme alla bravissima collega Federica De Benedittis (nei panni delle sorelle Riguccio e di Gerd Hoeffer).

“La forza di questa opera è che condensa tante sfumature umane in un piccolo spazio – afferma Mignemi -. Per una cosa da niente succedono sette omicidi: quello che fa Camilleri è di scrivere una storia che non è altro che lo specchio della nostra natura, del nostro modo di essere. Sono al quarto lavoro di Camilleri e sembrerà strano, ma per un siciliano, a differenza di un milanese o un romano, è più difficile portare in scena un suo testo perché Andrea è la lingua della Sicilia. Per noi è familiare tutto ciò che scrive e non puoi interpretarlo, ma eseguirlo come vorrebbe lui mantenendo la sua originalità”.

Mignemi, personificazione dell’antidivo nonostante la sua brillante carriera tempestata di successi cinematografici e televisivi, con i suoi due personaggi si “diverte come un calamaro gigante” e poi, “è bellissimo trasferire a questi giovani attori quello che noi abbiamo acquisito dai grandi del teatro”.

“E’ una bella palestra di allenamento per chi vuole fare questo mestiere ed è difficile trovare chi può insegnarti qualcosa – aggiunge l’attore -. Io cerco ancora oggi qualcuno dove mi posso abbeverare, perché il teatro disseta l’anima e sfama il corpo”.

Pienamente concorde la bellissima Federica De Benedittis, una donna con i piedi ben saldi a terra ma eterna sognatrice, che dei suoi personaggi dice: “Se Gerd Hoeffer ha un ruolo marginale, è il primo da cui lo spettatore apprende l’annuncio dell’incendio, le due sorelle invece, Concetta vedova Lo Russo e Agatina sono due personaggi importanti, completamente diversi, figure femminili difficili da dimenticare, ma con la voglia di emanciparsi. Camilleri con le sue opere è riuscito a sedimentare la bellezza e i contrasti di una Sicilia descrivendo con la sua lingua, la complessità delle contraddizioni di un popolo. Lavorare con grandi come Mignemi e Siravo, due colonne del teatro italiano, è per me una grande gioia. Questo tipo di commedie sono un continuo mettersi alla prova ed è sicuramente, una bella occasione di crescita per tutti noi”.

Ma la Sicilia è ancora come la descrive Camilleri?

“E’ una terra affascinante, complessa e antica per potere avere cambiamenti istantanei, ma sta cambiando – conclude l’attrice romana -. E i lavori di Andrea Camilleri sono serviti per rendere più forte la coscienza di essere siciliani”.