di Grazia Candido – In questo momento storico, la gestione responsabile dell’acqua può aiutare a prevenire importanti disastri ambientali e sociali e deve essere una priorità nell’agenda politica. Lo sa bene la Regione Calabria che, scegliendo di affidare il servizio idrico integrato nell’ambito territoriale al gestore Sorical, punta a garantire a tutti la disponibilità del prezioso liquido.
Insieme all’ingegnere Massimo Macrì, responsabile del distretto 6 Reggio Calabria della Sorical, cerchiamo di capire perché in città si registrano continue perdite idriche e che estate ci aspetta.
“La moltitudine di reti sovrapposte che, negli anni purtroppo sono state realizzate, è la maggiore difficoltà che oggi troviamo. Infatti, l’acqua non si sa in quale rete cammini e stiamo verificando che gli allacci delle utenze private si trovano alcuni sulle reti nuove, altri invece su quelle più vecchie – afferma l’ingegnere Macrì -. Il gran numero di perdite idriche è causato essenzialmente da questi fattori. Solitamente, quando si costruiscono reti nuove, le vecchie dovrebbero essere dismesse e gli allacci automaticamente, si traslano sulle reti nuove. A Reggio invece, non solo non è stato fatto ciò, ma siamo costretti ad intervenire su una rete triplicata o su allacci sparsi, senza sapere da dove arriva l’acqua”.
Il tecnico Sorical si sofferma anche sull’azione di “bonifica delle utenze della città e sulla moltitudine di utenze prive di contatore o non iscritte a ruolo”.
“Per fare tutto ciò, abbiamo lavorato con l’ausilio anche degli uffici amministrativi per la bonifica del parco utenze e, parallelamente, abbiamo operato moltissimo sul metering, la collocazione in maniera massiva di strumenti di misura, contatori di tipo smart, moderni, elettronici, con funzionamento statico, digitali che ci consentono da una parte di monitorare potenziali manomissioni, dall’altra di vigilare da remoto su quelli che possono essere i consumi – aggiunge Macrì -. Dai nostri terminali, possiamo verificare i consumi e operare riduzioni di erogazione in presenza di morosità o, addirittura, applicare le relative chiusure. Questa tecnica di smart metering è stata applicata a Reggio Calabria in maniera massiva: abbiamo già montato migliaia di contatori, ovviamente ne mancano ancora tantissimi, ma stiamo cercando di arginare il fenomeno dei misuratori che stanno all’interno delle abitazioni o in luoghi privati, dove spesso troviamo difficoltà anche di accesso”.
Una cosa è certa per il responsabile Sorical “il territorio paga 30 anni di ritardi ma, bisogna dare atto alla politica regionale che ha avuto il coraggio finalmente, di istituire un Gestore che ha l’obbligo e il compito di riorganizzare questo percorso”.
“Grazie ad una squadra tecnica coordinata dal geometra Francesco Berna, continuiamo a monitorare puntualmente e capillarmente l’intero sistema idrico sensibilizzando anche i cittadini a fare un consumo coscienzioso dell’acqua. Reggio Calabria dispone di 100 pozzi comunali, 25 impianti di rilancio, 35 serbatoi, 30 sorgenti che si sommano alle nostre infrastrutture esterne che alimentano la città. Nonostante ciò, Reggio a prescindere dalla siccità, è sempre assetata – continua Macrì -. Forniamo tra i 630 e i 650 litri al giorno per ogni abitante a fronte dei 350 litri necessari: ciò significa che ogni reggino teoricamente, avrebbe a disposizione almeno il doppio dell’acqua che a causa delle perdite e delle reti sovrapposte, si disperde in misura notevole. Quotidianamente, incontriamo vari problemi, facciamo dalle 25 alle 35 perdite e mi sono domandato come facesse prima il Comune a sopperire a tutto ciò. Peraltro, abbiamo accertato che c’era la cattiva abitudine di delegare al privato la realizzazione degli allacci, cosa gravissima perché il privato può operare solo a valle del suo contatore. E poi, spesso per motivazioni apparentemente incomprensibili, la pressione di erogazione risultava esageratamente alta”.
Infine, il responsabile Sorical pone l’accento sulla Diga del Menta, nata per “dismettere i pozzi, non solo per motivi energetici e di impatto ambientale, ma anche per garantire una migliore qualità dell’acqua e una quantità aggiuntiva del prezioso liquido”.
“Ritengo che una volta a regime, non bisognerà attivare ulteriori pozzi, ma anzi sarà necessario procedere alla dismissione di quelli già attivi mantenendo il loro uso solo in caso di estrema emergenza” – conclude Macrì.