“Megghiu to mamma mi ti ciangi, ca ‘u suli ‘i marzu mi ti tingi”

Detti e proverbi calabresi liberamente narrati da Angelo Latella

Proverbio dedicato al mese in corso, per spiegare e togliere ogni dubbio sul suo reale significato, spesso frainteso.

La traduzione letteraria sarebbe “Meglio che tua madre ti pianga, anziché il sole di marzo ti tinga”, la traduzione rielaborata nel significato invece è “meglio che tua madre imprechi contro la tua buona sorte, anziché il sole di marzo ti abbronzi”.

Sappiamo tutti che l’amore della mamma è incondizionato e smisurato, perciò anche quando si arrabbia, quando perde le staffe e impreca mala sorte (alcuni esempi di “ciangiutine”, ossia di profezie che non sempre si avvereranno: “non mangiari cusi chi ti ffuchi” , “non curriri chi cadi” , “non studiasti? Dumani ti nterroga è pigghi dui”, “chi mi ti pigghia na botta i sangu”),  in cuore suo non vorrebbe mai il nostro male.

Il proverbio dice proprio questo, ti mette in guardia dalla doppia faccia del sole di marzo, apparentemente bello e desiderato, ma sostanzialmente pericoloso, ingannante, non adatto per niente all’abbronzatura anticipata, “fuori stagione”.

La mamma, pur imprecando, non smette mai d’amarti, non vorrebbe mai il tuo male, marzo invece, anzi il suo sole, potrebbe illuderti e farti spogliare… non per abbrozzarti ma per “attentare seriamente alla tua salute”.