Sensibilità mascherata

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella 

Essere sensibili, o al contrario essere insensibili, come a voler indicare la capacità o meno di vivere particolari situazioni, determinate emozioni.

E in questo ormai prolungato periodo di Covid, oltre alla pazienza, è facile perdere anche l’ormai depressa sensibilità.

Si diventa di ghiaccio, muti, abbronciati. E se si perdono entrambi, sia la pazienza che la sensibilità, si entra nel campo della suscettibilità.

Significa che ogni pelo di “tanto” diventa “altrettanto” , che una semplice discussione diventa un interminabile discorso e come diceva mio nonno “e basta! Ca stai luvandu a Catanzaro” (per chi non lo sapesse a Catanzaro si tenevano i processi della corte d’Assisi).

Così ti ritrovi nella necessità di difendere la tua suscettibilità, perché cresce in te uno smisurato senso della mancanza di rispetto: sei suscettibile perché non ti senti trattato bene, non ti senti voluto bene.

E un po’ di orgoglio non lo mettiamo? E uno stupido link su facebook? E un pizzico di WhatsApp? Alla fine ti sembra che tutti parlino di te, anzi ce l’abbiano con te. E comincia la mattanza.

Cambi, dopo quasi vent’anni, il diabetologo, perché non ha risposto ad un messaggio, la stessa cosa fai con il barbiere.

Inizi a parlarti e ad ascoltarti più spesso e non provi vergogna di essere visto in queste condizioni.

Cerchi rifugio nella preghiera e speri che si ritorni presto alla normalità.

Che cos’è la normalità? La giusta dose d’amore quotidiano, da dare, da prendere.

Buona domenica a tutti.