I preti e gli arbitri

Le riflessioni di Angelo Latella

Cosa hanno in comune? E cosa li differisce? Proviamo ad esaminare.

In comune c’è la chiamata, senza dubbio, sia il primo che il secondo scelgono di seguire quella voce che non è altro che un invito a scendere in campo, spirituale e sportivo.

Entrambi vestivano di nero, oggi entrambi vestono anche a colori iil riferimento è all’arbitro di calcio, diciamo il più popolare).

Il prete ha il compito di portare le anime in Paradiso, l’arbitro di fare rispettare le regole, ma anche per andare in Paradiso bisogna rispettare le regole.

Gli arbitri possono sbagliare, ma hanno molti aiuti per riparare (la VAR e i guardalinee, per esempio), i preti possono sbagliare, ma non hanno molti aiuti “terreni”, anzi al contrario, l’arbitro può essere perdonato facilmente (è un uomo, può sbagliare), il prete è difficile da perdonare, non è ammesso un suo errore, il prete non è considerato solo un uomo, ha dell’altro e non può sbagliare… eppure tutt’e’ due amano (o dovrebbero), i fedeli, i calciatori (senza di loro, non ci sarebbe motivo di esercitare la missione).

I preti, per farsi sentire predicano, gli arbitri invece fischiano, chissà come sarebbe al contrario. I preti e gli arbitri, scarseggiano, sono sempre di meno.

La vita offre altro, e meno male direbbero in tanti, spesso però si è sordi,e si preferisce una vita da spettatore.

Prendono così piede lo psicologo e il procuratore dei calciatori. Il primo ha sostituito i preti, perché ascoltare Dio non sempre conviene, meglio lo psicologo, è più umano e più visibile, certo ha un prezzo che non è paragonabile con l’offerta durante la messa. Il secondo è il classico parassita : si arricchisce sulle fatiche altrui ed è pieno il mondo di parassiti.

Buona domenica a tutti… e che Dio mandi preti, psicologhi e arbitri, bravi e qualificati. Parassiti basta.