San Sperato, atto secondo, continua il “trasognato” affetto

Dopo aver pubblicato ieri la poesia “San Sperato nel ‘trasognato’ affetto di un ragazzo”, stamattina riceviamo su info della redazione, un’email inaspettata proprio da quel ragazzo “trasognato” che aveva avuto modo di vederla pubblicata sulla nostra testata. Il mio vecchio amico Franco voleva ringraziarmi della pubblicazione che lo aveva riempito di gioia e commozione nell’averlo riportato alla sua, alla nostra giovinezza. Da Direttore di questa testata voglio condividere con voi lettori, il pensiero che mi ha scritto l’amico Franco e la mia risposta di ricordi del cuore.

Nella foto: un campeggio dei giovani di San Sperato nel “Convento La Sanità dei frati minori di Tropea”.

Di seguito le due mail:

Caro Direttore, caro Demetrio, sono il “trasognato” Franco Fazzino. Ti scrivo poche parole per ringraziarti di avermi riempito di gioia e di commozione nell’avermi riportato a quei lontani anni della nostra giovinezza nel lontano 1984. Quanta acqua è passata nella briglia
della fiumara che si vede dal balcone di casa mia. Ma oggi più che mai abbiamo bisogno di stringerci sotto ad una comune Bandiera, un vessillo, una Fede, e perché no anche ad un paese che ci ha formato anche con lo sport al “campo di Rocco”, oltre per me soprattutto alla Parrocchia, facendoci scoprire gli eterni valori dell’amicizia della lealtà e della solidarietà tra uomini, che nascono crescono e muoiono sotto lo stesso identico cielo… come fratelli .
Per tutto questo ti ringrazio. Franco Fazzino

Il mio pensiero

Carissimo Franco, caro amico di vecchia data (quante giornate trascorse a casa tua insieme a tuo fratello Mario e le interminabili partite a ping pong!), il tuo “trasognato” affetto per San Sperato corrisponde in pieno al mio verso il nostro paesino natio dove siamo cresciuti sulla strada, e per la strada, sempre sotto l’occhio vigile dei nostri genitori che ci hanno educato ad essere sempre attenti, umili e disponibili. Tanti ricordi: dalle interminabile partite a carte insieme al tuo compianto zio Mimmo ed il suo inseparabile “sicarru”, a tuo fratello Mario, all’amico Pasquale, alle partite estive alle sei di mattina al “campu i roccu”  (si, alle 6 di mattino e con noi ci stava anche don Angelo;; eravamo proprio “funduti”).  Certe amicizie, per le varie vicissitudini della vita, fanno dei giri enormi, ma restano intatte nel cuore e nella mente.  Dici bene tu…. “abbiamo bisogno di stringerti sotto una Bandiera, una Fede, un vessillo”  non perdendo mai le nostre radici.  Tuo amico      Demetrio Calluso