“Ormai sembra di vivere all’interno di un puzzle gigantesco”

La Calabria è passata in zona rossa.
Ormai sembra di vivere all’interno di un puzzle gigantesco o di un gioco da tavolo come il Risiko solo che, purtroppo,
in questo “gioco” c’è in ballo il lavoro e la vita delle persone.
Da oltre un anno gli imprenditori, gli artigiani, gli esercenti sono stati costretti a chiudere o lavorare con limitazioni
devastanti. L’economia è a livelli post bellici, 450mila attività rischiano di scomparire nel 2021 aggiungendosi alle
oltre 260mila già chiuse dall’inizio della pandemia. Milioni di italiani vedranno svanire le poche certezze che gli erano
rimaste insieme al loro posto di lavoro. Gli aiuti stanziati sino ad oggi sono una goccia nel mare, 21 miliardi contro
137 di contrazione dei consumi, e ancora non è dato capire quale strategia il Governo metterà in atto per far uscire
l’economia da questo vortice infinito che ci sta risucchiando sempre più velocemente verso il baratro.
D’altra parte tutto ciò è giustificato dalla necessità di contenere i contagi evitando gli assembramenti.
Mi domando però se è corretto, etico, giusto, continuare a chiedere sacrifici immani ai cittadini a fronte, poi,
dell’intollerabile inefficienza dello Stato.
Sappiamo tutti che l’unica maniera per superare l’attuale situazione è potenziare la campagna vaccinale e siamo
anche a conoscenza delle criticità che, più o meno in tutta Italia, la stanno rallentando.
Tuttavia, pur comprendendo le difficoltà logistiche e organizzative, non si può giustificare il caos, degno di un Paese
del terzo mondo, al quale stiamo assistendo a Reggio Calabria e più in generale in Calabria in merito alla gestione di
questo indispensabile passaggio che può, finalmente, farci tornare alla normalità.
Ieri, ad esempio, le persone regolarmente prenotate e convocate al punto vaccinale del GOM alle 9:30 per ricevere
la prima dose di vaccino, si sono trovate davanti ad una scena inverosimile. Centinaia di persone in attesa davanti
all’entrata: anziani, persone con patologie gravi, tutte le fasce della popolazione considerate prioritarie proprio
perché più a rischio, costrette ad aspettare fuori creando così inevitabili assembramenti nonostante l’ottimo lavoro
svolto dalla Polizia di Stato per mantenere l’ordine.
Un signore di buona volontà, anche lui lì per vaccinarsi, prendeva i nomi dei nuovi arrivati (non degli utenti
prenotati, attenzione, ma di chiunque lo chiedesse) trascrivendoli con una penna su dei fogli di carta che, una volta
pieni, passava a un addetto il quale, in un clima di grande disordine, urlava a squarciagola i nomi dei fortunati che
potevano entrare.
E dopo ore di attesa ai prenotati, ribadisco, chiamati telefonicamente a presentarsi a un giorno e un orario preciso,
gli veniva comunicato, quasi fosse la cosa più normale del mondo, che dovevano tornare a casa e ritentare quando ci
fosse stata meno confusione dato che le prime dosi erano terminate e quindi, da quel momento, potevano accedere
solo coloro che dovevano ricevere la seconda dose.
Mi chiedo perciò, e credo sia lecito porsi l’interrogativo, le dosi di chi era stato prenotato per gravi patologie o
perché ultraottantenne, a chi sono andate?
E allora, pensando a tutti i disagi che da oltre un anno stiamo sopportando come cittadini, agli immani danni che
stanno pagando le aziende e le partite iva, alle notti perse da me e da coloro che operano con abnegazione e
professionalità negli uffici della mia associazione per leggere le “millemila” norme emanate da un giorno all’altro,
così da poter rispondere ai dubbi degli imprenditori e al contempo sostenerli e tutelarli quando sono stati
ingiustamente vessati da erronee interpretazioni, mi sale una rabbia incontenibile.
Non ritengo concepibile che nel 2021 si gestisca un passaggio fondamentale come la campagna vaccinale con tale
superficialità e disorganizzazione. A cosa serve pubblicizzare l’avvio della piattaforma di prenotazione regionale
online, peraltro partita con abissale ritardo, o predisporre liste improbabili chiamando gli aventi diritto se poi, alla
fine, il tutto si riduce ad essere inseriti in un foglio volante trascritto a penna da un cittadino di buona volontà
sentendosi per di più dire, dopo ore d’attesa, (oltre il danno la beffa) di ritornare “quando c’è meno confusione”?
Con quale coraggio ci si possono chiedere ulteriori sacrifici se poi siamo costretti ad assistere a questo sfacelo?
Sono queste le domande che mi pongo e alle quali pretendo sia data risposta a tutti i reggini.
Lunedì mattina, come Confesercenti Reggio Calabria, invieremo la richiesta formale per un incontro urgente con il
Prefetto, in quanto massimo rappresentante dello Stato nel nostro territorio, per denunciare questo indecoroso
stato di cose e portare alla sua attenzione anche gli altri gravi e innumerevoli problemi, inaspriti ulteriormente
dall’istituzione della zona rossa nella nostra regione, che sta vivendo il tessuto imprenditoriale e produttivo dell’area metropolitana di Reggio Calabria.

Claudio Aloisio

Presidente Confesercenti Reggio Calabria