Don Luigi Sturzo e la carità politica

Don Luigi Sturzo e la carità politica

di  Maria Messina

Don Luigi Sturzo nasce a Caltagirone il 26 Novembre 1871. Dopo aver frequentato diversi seminari siciliani, nel 1888 si diploma nel Seminario di Caltagirone. Nel 1894 viene ordinato sacerdote. Nel 1898 si laurea in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, ed è proprio a Roma che nasce la sua vocazione politica. Fu il sabato Santo del 1895 nel mentre benediva le case del ghetto e toccando con mano la miseria in cui versavano tante persone a spingerlo allo studio della questione sociale a viverla, con carità cristiana e con competenza scientifica.

Ritornando nella sua adorata città mise in atto il suo impegno religioso e sociale creando un comitato diocesano e interparrocchiale, aprendo una sezione operaia e una degli agricoltori, fondando anche una “cassa rurale” per combattere l’usura e un giornale per diffondere le idee presenti nella “Rerum Novarum”: La Croce di Costantino.

Dal 1902 al 1920 ricoprì la carica di Prosindaco. Data significativa fu il 18 Gennaio 1919 dove si compì ciò che a molti è apparso l’evento politico più significativo dall’Unità d’Italia. Dall’albergo “Santa Chiara di Roma”, don Sturzo lanciava l’appello ai liberi e forti, e con questo istituiva il Partito Popolare Italiano. Nell’aprile del 1923, al Congresso Nazionale di Torino del Partito Popolare, don Luigi Sturzo denunciava Mussolini e il fascismo.

Dichiarato nemico principale del fascismo fu costretto dal Duce a dimettersi dal Partito e poi ad abbandonare l’Italia. L’esilio durò ben 22 anni, passando per Parigi, per Londra, per gli Stati Uniti d’America, sino al 5 settembre del 1946 quando tornò in Italia sbarcando a Napoli. Al suo rientro, dopo il Referendum sulla Repubblica, e le elezioni per l’Assemblea Costituente, non si iscrisse alla Democrazia Cristiana, ma si dichiarò capo di un partito disciolto. Attraverso i suoi discorsi, gli articoli sui giornali, le pubblicazioni su riviste e libri, don Luigi intraprese l’ultima sua battaglia, quella per una Costituzione maggiormente ispirata alla libertà laica, ma rispettosa dell’ispirazione Cristiana nei suoi elementi fondamentali, vale a dire accogliendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa il principio di sussidiarietà e rielaborandola sulla base della sua teoria sociologica, la sociologia del concreto e dell’economia sociale di mercato.

Don Sturzo difese e promosse un’articolazione socio-economica che riconosceva il primato della persona e il ruolo fondamentale della società civile: la famiglia, i liberi corpi associativi tra cui i partiti, i sindacati e la Chiesa. Don Luigi s’impegno nella promozione della libertà d’insegnamento e della scelta educativa per la difesa della proprietà privata, del risparmio, della libera impresa, della partecipazione del lavoratore al capitale d’impresa.

Con riferimento alla libertà della scelta educativa affermava che finanche la scuola in Italia non sarà libera, neppure gli italiani saranno liberi; essi saranno servi, servi dello Stato, del partito, delle organizzazioni private o pubbliche di ogni genere. Scrisse intere pagine di grande spessore teorico e impatto politico contro le cosiddette “Tre male bestie”, ovvero lo Statalismo visto come residuo tradizionale di marca laicista-risorgimentale e fascista, e nella nuova versione, nell’Italia del secondo dopoguerra, come via al socialismo di Stato; la Partitograzia come illegittima occupazione delle istituzioni da parte dei sistemi clientelari ed infine l’abuso di denaro pubblico come strumento di gestione illecita del potere pubblico.

Nel dicembre del 1952 venne nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Don Luigi Sturzo morì l’otto agosto del 1959 a Roma ed è oggi sepolto nella Chiesa del Santissimo Salvatore a Caltagirone. Ci lascia un’eredità ricchissima tanto per lo sviluppo delle teorie politiche e della Teologia Pastorale, quanto per l’azione politica vissuta come alta forma di carità cristiana, come dovere civico, un atto di carità verso il prossimo.

Don Sturzo sosteneva che se manca il senso del Divino tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa, la scienza si applica ai forni di Dachau, la filosofia al materialismo e al marxismo; l’arte decade nel meritricio. Ma la nostra vita spirituale ribadiva, ci abitua ad un occhio diverso tutta la vita presente, e le bellezze naturali, e la scienza e la storia perché a tutto dà il senso del fine, e questo fine è un’espressione della ragion d’essere di ogni cosa che esiste e di ogni fatto che accade, e tutto si coordina a Dio, e tutto di Dio ci parla e tutto di Dio ci appella.

Don Luigi è stato quindi il testimone per eccellenza di quella che qualcuno ha chiamato la “carità politica”, nel ricordare il Magistero di Pio XI, Don Sturzo sosteneva che la politica è un ramo dell’amore del prossimo. Essa non è una cosa sporca, né tantomeno un male in se stessa. Piuttosto è un bene, un atto di amore per la collettività che nulla ha e deve avere a che fare con la lotta faziosa, con la guerra tra i partiti, con i risentimenti tra le persone, con l’odio di classe.