Effetto coronavirus: Reggio, una città fantasma

 

Reggio Calabria. Silenzi assoluti, strade prive di ogni forma di vita, saracinesche dei centri commerciali abbassati sono la conseguenza di questo drammatico momento che la popolazione di tutto il mondo sta vivendo a causa della diffusione del Covid-19.
Il virus inatteso quanto sconosciuto è riuscito a stravolgere l’esistenza della società globale facendoci cambiare la totalità dei nostri comportamenti, abitudini, modi di vivere, costringendoci a forzate permanenze presso le abitazioni.
Reggio Calabria, come del resto la quasi totalità di tutte le città, subisce dunque questo “effetto da coronavirus”, una sequenziale condizione dettata dall’urgenza che gli enti competenti hanno dovuto mettere in atto a salvaguardia della salute di tutti.
I vari Dpcm e le ordinanze comunali emanate, si sono in questi mesi succeduti in maniera vertiginosa e continua modificando, a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro, i loro contenuti a riguardo delle restrizioni dettate alla cittadinanza per uno stato di emergenza sempre più allarmante.
Ecco allora che dopo l’ultimo Dpcm di ieri si è arrivati a chiudere, in aggiunta a quelle precedenti (bar, ristoranti, centri estetici, altro), tutte le attività ritenute non necessarie alle esigenze giornaliere delle persone.
Ma le restrizioni interessano anche quelle persone che, sottovalutando la gravità del problema, continuano sfacciatamente a mantenere comportamenti poco responsabili in barba a tutte le raccomandazioni.
Taglio alle corse nei parchi e luoghi aperti (si potrà correre soltanto nei pressi del proprio domicilio), vietata categoricamente qualsiasi forma di assembramento.
Tutto questo ha dato origine ad una situazione che mai e poi mai si sarebbe potuto immaginare di vivere.
Scene tratte da un film. Anzi no. E’ questa la realtà. Una realtà di forte impatto emotivo che ci ha portato a vivere in una condizione drammatica mai vissuta, la peggiore del dopoguerra.
Reggio si presenta, anche a seguito delle ultime necessarie restrizioni governative, con scenari di incredibile manifestazione, una città fantasma.
Strade sgombre, negozi di diverse categorie merceologiche con saracinesche abbassate, luoghi di ritrovo esenti da qualsiasi frequentazione, Cimiteri chiusi. Tutto fermo, tutto sospeso.
Ma ciò che più colpisce oggi, in questa prima domenica che vedrà in futuro solo per questo giorno della settimana anche gli ipermercati e botteghe alimentari chiusi, fonte di scusa e punto d’approdo per molti, è la totale assenza dei rumori.
Ogni tanto il transito di qualche autovettura, qualche voce. Rumori che, paradossalmente a quanto avviene in tempi comuni, diventano fonte di vita, come un qualcosa a cui aggrapparsi che fanno rivivere i giorni di normale quotidianità interrotta da poco ma lontana già un’eternità.
Ma tutto questo finirà. Deve finire. E perché questo possa avvenire al più presto possibile tutti dobbiamo sentirci responsabili.
Ognuno di noi compiutamente uniti, deve compiere la propria parte mettendo in atto tutte le regole suggerite dagli organi preposti all’emergenza, su tutte quella di rimanere a casa, per cercare di riuscire a bloccare il diffondersi di questo virus temibile che è riuscito a sconvolgere, ma solo al momento, la vita del mondo intero.

Guglielmo Rizzica