Filippo Turetta e Jannik Sinner, ventiduenni d’Italia

Le riflessioni di Angelo Latella 

Giudicare, criticare, paragonare, esaminare, sono verbi per i quali è necessario riflettere molto, prima di parlarne, soprattutto se il protagonista è un uomo.

Parlare di realizzazione, di disagio, di coppia, di vita propria e sociale, di possesso, d’amore e di morte, non è cosa semplice.

Cos’è la morte? Uno scomparire definitivamente dalla vista degli altri o dal loro cuore? Scomparire dalla faccia della terra sperando in un collocamento diverso, celeste? Ho cominciato a parlare di morte perché parlare di vita è molto più semplice. O no? È molto più semplice vivere o morire?

Se conoscessimo il vero senso della vita, se qualcuno ci avesse seriamente parlato della bellezza della vita, se ci avessero spiegato meglio il concetto di amore… tutto scorrerebbe più serenamente.

Chi dovrebbe fare tutto ciò? Gli uomini, di ieri e d’oggi, il nonno, il papà , la mamma… la famiglia tutta, la scuola, la piazza, l’oratorio ,la squadra di calcio, tutti, tutti hanno il compito di “testimoniare” l’amore.

Oramai siamo diventati solo bisognosi di direttive, di insegnamenti didattici, di corsi, di educazione civica, affettiva, sessuale.

Abbiamo bisogno di psicologi e tutor per ogni cosa. I preti, possiamo dirlo, sono considerati inefficienti, fuori moda, come se Dio fosse stato il primo responsabile dell’enorme mancanza d’amore.

La vita è fatta di scelte, si sceglie se essere “buoni” o no, e si sceglie se fossimo stati educati “a scegliere”, se fossimo stati amati incondizionatamente, e di conseguenza educati ad amare.

Si sceglie se seguire un sogno, il tuo idolo tennistico, oppure distruggere il sogno del tuo oggetto parlante, che chiamavi Giulia.

Ben vengano dunque gli psicologi che ci porteranno da Dio, e buona fortuna o se preferite buon lavoro, agli psicologi atei.

Non uccidere è il quinto comandamento, significa che se non riesci proprio ad amare, sforzati a non fare del male, sforzati a non uccidere nessuno, un fratello, un solo fratello, ma neanche un cane, uccidere non è di pertinenza umana, è la più alta forma di cattiveria, di sfida a Dio.

Chi uccide vuole diventare padrone del fine vita altrui, vuole sostituirsi a Dio, a colui che è ideatore del mondo. Vita e morte, amore e aldilà sono cose di Dio, e non si insegnano con carta, penna e i blablablabla, si insegnano con l’esempio, con la testimonianza, con i “ti amo figlio mio” seguiti da “cosa farai di bello oggi?”.

Ditelo a Putin, Netaniaum, ai tanti altri criminali, grandi e piccoli, ditelo in giro che mia madre non ha fatto nemmeno il corso di matrimonio, ditelo in giro che tanti zingari riparano i ciclomotori senza essere stati mai in un’officina meccanica.

Ad amare non s’insegna. Amare è solo questione di volontà, si ama e basta.