Il terzo mandato e la vana gloria

Le riflessioni di Angelo Latella 

Da qualche mesetto e forse più, la politica di governo si sta confrontando, o se preferite scontrando, sul terzo mandato, ossia l’impossibilità di candidarsi per la terza volta consecutiva alla guida di una Regione o di un Comune… il tutto nasce dalla volontà della Lega (ricordiamo che è guidata dal vulcanico Salvini), di cambiare le carte in tavola (per altro si tratta di regole già prestabilite e votate nel 2014, per evitare che alcune “poltrone” diventino esclusiva sede di comando “clienterale” o “corrotto”).

Perché tutto questo interesse allora? È proprio insostituibile Zaia? Siamo veramente alla ricerca della vana gloria o è realmente un Salvatore il buon Zaia?

Può una Regione aver paura del cambiamento? Ma siamo veramente “cucchi”? La Lega, se ne è capace, si organizzi a vincere le elezioni regionali indipendentemente dalla candidatura di Zaia, anche perché non è ancora chiaro che lui sia un “vero” leghista.

E poi lo sappiamo tutti che esistono le consulenze, qualora il nuovo eletto fosse vicino alla Lega, e Zaia si confermasse tale, potrebbe chiedergli tutti i consigli necessari a governare bene.

E concludo: Zaia s’è reso conto che avrebbe fatto più figura a mettersi da parte? Non è offensivo dire che non esiste altro uomo sulla terra capace di governare come o meglio di lui? È contagiosa la megalomania, soprattutto quella dei fantini che montano cavalli belli e forti, ma che non amano altro, non amano scendere.