Presepi e torroni, per un Natale essenziale

Le riflessioni di Angelo Latella 

È tempo di Natale, è tempo di presepi, di alberi, di luci, di petrali e di torroni.

La mia riflessione di oggi vuole essere un’analisi dell’evento, il Natale a 2023 anni di distanza.

Un Natale che potremmo definire anche come il compleanno più lungo del mondo, anzi il compleanno infinito.

Il presepe nasce per ricordare a tutti, soprattutto ai tanti che avevano problemi di scrittura e lettura, la storia dell’avvento, di un Dio che si fa piccolo, si rimpicciolisce, assume sembianze umane, si avvicina alle sue creature. Un piccolo uomo e soprattutto povero, molto povero.

Il presepe racconta il vissuto di 2023 anni fa, tra capanne, pecorelle, pastori, lavandaie, ma anche Re Magi, sapienti. Dio si fa uomo per tutti, e chiede anche il supporto umano, manda Angeli a tastare il terreno, sonda la fede di Maria, mette alla prova Giuseppe, e poi procede, scende. Da quel giorno non è andato più via, e ogni anno è festa, è compleanno (molti lo festeggiano tutti i giorni, come un compligiorno).

Il presepe d’oggi o se preferite moderno? Non saprei immaginarlo, Dio s’è fatto già uomo 2023 anni fa, perché dovrebbe ritornare se poi non è mai andato via? A trovare ingegneri, dottori, professori? Magari amanti del presepe tradizionale?

Gli alberi rallegrano l’atmosfera, sono segno della natura, di frutti buoni, di luce, di speranza per il mondo intero (le palle colorate non simboleggiano forse il mondo?).

I petrali, i torroni, significativi per la tradizione cristiana, perché si faceva festa per il bello di stare insieme, con quello che passava il convento, i fichi secchi, l’uva passa, le noci, le mandorle. I dolci rappresentano la vita, il dono più grande, che va amata, conservata, preservata, nella sua dolcezza ma anche nella sua durezza,come il torrone d’altronde, duro ma dolce (non c’erano i torroni morbidi, quelli sono venuti dopo, con panettoni e pandori, per spostare l’attenzione altrove).

Buona domenica.