“Scheletri di cemento” nel borgo storico di Ortì

 

 

Reggio Calabria. Un viaggio nell’incuria, un percorso dove l’abbandono e la mancata realizzazione di alcune opere ha dato vita nel tempo a scenari desolanti che durano ormai da molto tempo. Troppo.
A poca distanza dal bivio che porta verso il centro collinare di Ortì, una struttura, ormai corrosa dal tempo in tutte le sue componenti, giace abbandonata nel cuore delle campagne, lì dove prima esistevano piante di ulivo.
E’ la “Palestra di Ortì”, così viene indicata, una montagna di ferro e cemento che era stata inserita come opera da realizzare e rientrante nel cosi chiamato “Decreto Reggio” che sarebbe dovuta servire a tutta la comunità ricadente nel territorio indicato come XI circoscrizione ma che invece da decenni versa in uno condizione di incuria non più tollerabile.
Lo stato di abbandono si presenta in maniera abbastanza evidente agli occhi di quanti percorrono la strada che collega il borgo con la città di Reggio.
Pilastri di cemento misti a ferri arrugginiti di quelli che un tempo costituivano essere la struttura portante, mostrano i segni dell’inesorabile sfaldamento che ha aggredito l’imponente edifico.
Il cemento divenuto inconsistente ha lasciato scoperti dei ferri ormai erosi  rendendoli non più idonei allo scopo iniziale.
Una struttura fatiscente che emerge dal verde selvaggio che mostra tutto il suo squallore. Dai grossi tubi color ruggine che avrebbero dovuto sorreggere la copertura di questo centro sportivo iniziato e mai portato a termine, alle tavole annerite inchiodate sui muri spaccati.
Ma questa perenne incompiuta è solo l’anticamera degli obbrobri che il borgo di Ortì è costretta ad “ospitare” sul suo territorio.
Poco più sopra, su via Municipio neanche a dirlo, un’altra costruzione offende il paesaggio collinare. E’ ciò che rimane di ciò che avrebbe dovuto ospitare il Centro Civico.
Una struttura dalla parvenza poco raccomandabile, senza protezioni a salvaguardia della popolazione come la palestra, sovrasta e domina a pochi metri dalle abitazioni dei residenti in tutta la sua bruttura e la sua pericolosità.
Anche qui il degrado e l’abbandono sono abbastanza evidenti.
Soliti ferri sporgenti fuoruscenti dai pilastri, solito cemento “scoppiato”, crepe e quant’altro a completamento di uno scenario divenuto quotidiano per gli abitanti del posto che devono subire anche il degrado derivante dai tanti ruderi cadenti situati nel punto.
Proseguendo, a suggellare il tutto, degli alloggi “a schiera”, anch’essi chiusi da decenni, completano l’opera di devastazione e abbandono che regna nel borgo di Ortì.
Un luogo baciato dalla natura considerato oasi di tranquillità, in cui sono presenti alcune
realtà di grande interesse storico-culturale anch’esse, purtroppo, oscurate e offese da questa vergognosa e triste condizione di abbandono che attanaglia il paese da lunghissimo tempo.
Guglielmo Rizzica