‘U purtau ‘u pani, ‘u papà?

Le riflessioni di Angelo Latella

Auguri a tutti i papà, in terra e in cielo, auguri anche ai tantissimi Giuseppe.

Oggi non poteva mancare la riflessione sull’essere padre, il 19 marzo i papà vengono festeggiati, con San Giuseppe, il falegname eccellente, a confermare il ruolo “affibbiato” di un padre portatore di due tipi di pane, terreno e celestiale.

Il papà è sempre stato considerato un pochino più indietro della mamma, e San Giuseppe l’ha mantenuta questa idea, è rimasto lontano dalle luci della ribalta, ha ceduto la scena a mamma Maria.

Ancora oggi, il papà rimane indietro… c’è da fare questo o quello, va be’ “ci pensa la mamma, ci pensa la moglie”, ancora oggi il papà viene visto come colui che deve “portare i soldi” e poi la mamma “Sapi idda comu si spendunu”…

Meno male che anche i papà hanno il cuore, anche i papà sono capaci d’amare, sono i primi amori delle figlie.

È padre anche il Dio dell’amore, del pane celeste, del prendete e mangiatene tutti.

Auguri ai tanti papà disoccupati, che stentano di portare il pane a casa, auguri di speranza, per un futuro da lavoratori “a tempo indeterminato”.

Ma, consentitemi di chiudere questa riflessione con degli auguri particolari, riservati a tutti quei papà che, portano o no, il pane a casa, e rimangono zitti e fermi ogni volta che la moglie dice: “sta zittu tu, chi non capisci”, sono padri fortunati e ancora sopportati.

Il guaio inizia quando a quel “chi non capisci” segue un “nenti”…

A questo punto, vi autorizzo a ribellarvi con un moderato, dolce, soffice e quasi sussurrato: “menu mali chi capisci tuttu tu!”.

Auguri papà e grazie mogli, senza le quali non saremmo mai stati padri.