“U Santu ch’è di marmuru non sura”

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella 

Perché si diventa Santi da morti? Perché, dicono, che per essere Santo devi fare almeno un miracolo, un miracolo che consolidi la tua bontà anche dall’aldilà, devi essere in grado di mantenere i contatti con la terra.

Era un “Santu Cristianu”, è l’espressione tipica che accompagna il rito funebre di una persona considerata brava, umile, rispettosa, a voler sottolineare la sua capacità di fare del bene.

Ora, non ho idea di quanti Santi non abbiano il dono di interferire con la terra, ma certamente c’è ne saranno tanti di Santi “cinesi”, non originali, per essere precisi, di quelli che fanno il bene sulla terra e poi non fanno i miracoli, i classici Santi che sudano, che non sono di marmo.

Ma fare del bene sulla terra è normalità? Non è già un miracolo? La stessa cosa vale per i morti (i defunti sono un’altra cosa): non è sufficiente parlare, mangiare, bere, respirare, per considerarsi “vivi”.  Il mondo è pieno di morti che camminano.

Quindi la mia riflessione di oggi è semplice: i Santi e i morti non hanno regno, sono dappertutto.

Buone feste, pardon buone ricorrenze.