Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella
Siamo stati a fine agosto in un ristorante, a pranzare, in un paesino dell’entroterra cosentino.
Cordiale e simpatico il personale, credo fosse a conduzione familiare, abbiamo mangiato bene, abbondante antipasto e un primo, eravamo in tre, alla fine ho chiesto al cameriere “Mi porta il conto?”, la risposta è “Si, certamente”.
Il conto però non è arrivato subito, come se qualcosa non funzionasse, forse il registratore di cassa, forse s’era smarrito il blocco delle ricevute… ma ad un tratto eccolo: lo trovate nella foto.
Il cameriere, in un piattino da caffè, poggia, piegato in due, un foglio di block notes con su scritto: € 45,00.
A parte l’inaspettata sorpresa, che comunque non mi permetterà di sapere quanto sarà costato il vino e ogni singola portata, mia moglie ed io ci siamo guardati e trattenendo a stento una risata, abbiamo pensato: “Ma, scusa non ddu putiva diri a vuci?”.
Naturalmente il nostro impaccio è stato letto come se il conto non ci fosse piaciuto ed il cameriere aggiunge “Va bene, datemi 40”.
L’episodio, che ci ha fatto guadagnare uno sconto, ha riportato la nostra mente indietro, a quando la bottega, “a putia”, faceva i conti sul “coppo di carta”, non c’erano ancora gli scontrini, non c’era tanta burocrazia.
E pensando ai tempi moderni, un filo di malinconia ci assale: non siamo mai contenti, abbiamo sempre da fare con fatture, scontrini, bolle, F24 , IVA, 730… perché non ritornare ancora più indietro, perché non riscoprire il baratto? Ecco, non è meglio il baratto del reddito di cittadinanza? Non è meglio il baratto del conto in banca?
Buona domenica.