L’inchiesta Malefix ci consegna uno spaccato desolante di un territorio ancora strangolato dalla presenza asfissiante della ndrangheta.
Estorsioni in piena regola fatte passare per “regali” pasquali e natalizi, assunzioni forzate, condizionamenti intollerabili al nostro fragile tessuto produttivo e commerciale già alle prese con la crisi pre e post Covid, la pressione fiscale più alta d’Italia, la mancanza di liquidità e servizi inefficienti, indegni per qualsiasi Paese che si voglia definire civile e avanzato.
L’ottimo lavoro degli inquirenti, è riuscito a sventare non solo una possibile nuova guerra tra clan ma, anche, lo scellerato piano volto a pretendere da tutte le attività commerciali del centro storico il pagamento del pizzo.
In questo contesto si trovano ad operare gli imprenditori reggini: un sistema perverso che continua a soffocare ogni speranza di vero sviluppo.
Da tempo, ormai, sosteniamo che, contestualmente all’opera meritoria ed efficace di prevenzione e contrasto deve seguire, da parte delle Istituzioni, una strategia seria e concreta di supporto all’economia sana, perché lo sviluppo economico e sociale è, indiscutibilmente, uno degli strumenti più importanti per togliere la terra sotto i piedi a coloro che, convinti di essere i padroni della città, in realtà sono, ed è bene se ne facciano una ragione, vigliacchi capaci solo di fare i forti con i deboli.
Come associazione in ogni contesto abbiamo ripetuto, più e più volte, che pagare è sbagliato e controproducente però, siamo anche coscienti che se è normale che un imprenditore, come tutti peraltro, ha il dovere di essere un bravo cittadino rispettoso delle leggi, nessuno ha il diritto di chiedergli che per farlo debba diventare un eroe.
È indispensabile garantire a chi denuncia, non solo la protezione sua e dei familiari ma anche la sicurezza di poter continuare, nonostante tutte le difficoltà ambientali ed economiche, la propria attività. Quella per cui ha messo in gioco se stesso e il suo futuro senza dover temere, ad esempio, di aspettare anni per ricevere gli eventuali aiuti economici previsti dalla legge, che gli istituti bancari gli annullino le linee di credito o di venire marginalizzato e lasciato solo, quasi fosse un appestato.
Chi paga, direttamente o indirettamente, sbaglia senza se e senza ma. Chi non denuncia, commette un gravissimo errore creando un danno a se e a tutta la comunità di cui fa parte. Detto questo, però, non dobbiamo mai dimenticare che chi è costretto a subire con minacce, angherie e spesso violenza, condizionamenti economici o di altro genere è, e rimane, una vittima. Un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro che, proprio per la sua condizione, deve essere protetto e supportato dallo Stato e dalla comunità.
Probabilmente anche la nostra associazione, non mi permetto di parlare delle altre, ha le sue responsabilità. Potremmo fare di più, stare maggiormente vicino ai nostri associati, attivare ulteriori azioni di informazione e sensibilizzazione, fornire servizi concreti e costanti di assistenza e accompagnamento.
Ma insieme, facendo rete, potremmo farlo meglio, in modo più efficiente e coordinato.
Ecco perché lancio un appello ai colleghi delle altre associazioni datoriali metropolitane: avviamo un percorso che si ponga come obiettivo, nelle forme e nei modi che si riterranno più opportuni, di dare vita a una associazione antiraket comune, uno strumento per offrire a tutti gli imprenditori un “porto sicuro” dove possano trovare ascolto, assistenza e tutele.
“La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”. Questo diceva Giovanni Falcone.
Sta anche a noi far sì che questa fine avvenga nel più breve tempo possibile.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria