Covid-19, il virus che ha cambiato il mondo

 

Siamo ostaggi di un qualcosa che è riuscito a condizionare la nostra vita. Siamo globalmente bloccati, fermi, rinchiusi nelle case schiavi di una paura che ci rende fragili e tremuli nel vivere la nostra vita. Chi mai poteva aspettarsi che tutto questo dovesse accadere. Siamo soggiogati da un virus, il Covid-19, che come un fulmine a ciel sereno si è scagliato sull’essere umano con inaudita violenza e inattesa manifestazione.
Un subdolo nemico invisibile capace di generare la pandemia che è riuscita a fermare il mondo intero.
Attività commerciali chiuse, teatri, spettacoli, fabbriche, cimiteri, parchi pubblici manifestazioni sportive. Il tutto per evitare che il nuovo coronavirus potesse trovare fertile campo ove spargersi negli assembramenti umani.
Un imprevisto che la vita ci ha voluto riservare tirandolo fuori dal suo “cilindro” magico quanto  sorprendente sotto tutti i suoi aspetti increspato, momentaneamente, da questo nefasto periodo  causato dal virus che ci ha assalito sconvolgendo, come mai era accaduto, le abitudini, i comportamenti, il nostro modo di vivere.
Ci ha privato dei gesti più semplici della vita. Ci ha privato di poter dire: “sto uscendo a farmi una passeggiata” o ancora meglio, “vado a trascorrere mezz’ora all’aria aperta tra i colori della Natura”.
Ci ha privato della libertà. La libertà di muoverci senza la paura di dimostrare che se dico di andare a fare la spesa, dovrò andare a fare la spesa.
Ci ha privato del calore dei rapporti umani. Degli sguardi, delle strette di mano, degli abbracci, delle pacche sulle spalle, eliminando la prossemica che tanto ci ha insegnato sui contatti sociali tra individuo a individuo.
Ci ha privato del lavoro, già di quella forma di sostentamento economico indispensabile a portare avanti una famiglia, di condurre dignitosamente lo stile di vita desiderato da ognuno di noi.
Ha modificato il nostro modo di guardare il mondo attorno a noi. Il sorgere del sole, un bellissimo tramonto.
Ci ha privato di ascoltare il vociare delle persone, dei consueti rumori che si odono per le vie della città. Un semplice clacson, il passare gommato di una macchina, le voci confuse di un mercatino, il rumore di un’onda, le grida dei bambini che giocano festanti.

Città che, soprattutto nei giorni di festa, appaiono desertificate, aride di ogni forma di vita con le strade che si presentano vuote in un silenzio che gela l’anima.

Per il momento, per evitare che tutti i sacrifici fatti, le privazioni sostenute non risultino state fatte invano, conviene rimanere il più possibile a casa in attesa che tutto questo finisca.
Anche questa inattesa e indesiderata situazione infatti passerà perché nessuna cosa può durare in eterno e si tornerà dunque a riscoprire, seppur in maniera graduale, il piacere delle cose semplici assaporando il valore prezioso della vita.

Guglielmo Rizzica