“Cu fici i ligna ndo sdirrupu, mi si porta ‘o chianu!”

Detti e proverbi di Calabria… liberamente narrati da Angelo Latella.

La traduzione in lingua italiana sarebbe più o meno “Chi ha raccolto la legna accatastandola nel dirupo, si impegni a portarla in pianura”.

Il proverbio mette in risalto due azioni, non contemporanee, una cosa buona (raccogliere la legna) e un’altra pericolosa (l’accatastamento nel dirupo).

La legna è utile per riscaldarsi, per cucinare e quindi diventa indispensabile (all’epoca). Ma vale la pena correre il rischio di morire cadendo nel dirupo? Naturalmente tutti i proverbi, o quasi, nascono metaforicamente.

Entriamo adesso nel vivo. Sostituiamo la legna con “il furbo” e sostituiamo anche dirupo con “guaio”…

Ci ritroviamo a dire “chi ha fatto il furbo combinando guai, se li risolva da solo “.

Ecco, in sintesi questo proverbio nega, contro la legge cristiana, ogni forma d’aiuto al fratello, colpevole di essersi messo nei guai non casualmente, ma “furbescamente”.