Francia Argentina, un calcio al microchip!

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella

Ieri la cosiddetta finalina, tra la rivelazione Marocco e la confermata Croazia, sapete tutti come è andata a finire… oggi invece il gran finale, in campo la “recidiva e in carica” Francia e la “riemersa” Argentina, che vinca ancora una volta, come è consuetudine augurare, lo sport.

Anche se di sport nuovo, moderno, sempre più tecnologico, dobbiamo parlare. Lo sapevate che dentro il pallone dei mondiali ci sta un microchip? E che il pallone va messo sottocarica per almeno sei ore prima di essere utilizzato?

Dicono che il microchip serve per segnalare quando il pallone oltrepassa per intero quelle linee del terreno di gioco che sono “interessate” ad episodi passibili di contestazione (esempio: il pallone ha attraversato la linea di porta? Era un fallo fuori aria o dentro? Ha crossato prima che il pallone uscisse?).

Il calcio, quindi, possiamo dirlo, non è più quello di una volta, all’ormai consolidato e umano “quarto uomo”, nonché radiomicrofonata terna arbitrale, si è aggiunta la Var con i suoi addetti e il pallone microchippato.

Mi domando, ma tutta questa meravigliosa tecnologia è applicabile in tutti i campionati?

Certamente no, la tecnologia, oltre ad avere dei costi non facilmente sostenibili in tutti i “campi”, ha bisogno comunque di un certo numero di uomini, onesti e competenti.

Conclusione. Il calcio non sarà uguale dappertutto, e continueremo ad avere discriminazioni locali e mondiali. Nel campionato di Prima categoria vedremo ancora l’inutilità dei segnalinee di parte, in attesa che qualcuno inventi un microchip con allarme, da inserire nelle bandierine, per segnalare quando “è fuori o è fuorigioco”, magari gli arbitri cominceranno a prenderli in considerazione quando sentiranno suonare, perché degli uomini non è facile fidarsi, mentre la tecnologia non mente.