di Grazia Candido – E’ una grande festa quella che ieri sera Tullio Solenghi e Massimo Lopez hanno regalato al pubblico del teatro “Francesco Cilea” con il travolgente show “Dove eravamo rimasti”, spettacolo inserito nella stagione teatrale della Polis Cultura di Lillo Chilà (e si replica anche oggi alle ore 17) che apre il 2025, con un’incredibile avventura scenica di due grandi mattatori del teatro. Divertenti numeri, sketch, brani musicali, contributi video hanno catalizzato l’attenzione di un pubblico travolto dall’incastro musicale che perfettamente crea, minuto dopo minuto, la band Jazz Company diretta sapientemente dal maestro Gabriele Comeglio. In questo racconto minuzioso, si inseguono i protagonisti che si vestono e si svestono freneticamente per poi ritrovarsi con il loro pubblico, con quella “famiglia allargata” che non li ha mai dimenticati ed è di nuovo lì seduta di fronte per applaudirli e sostenere. Si ride tanto con la lectio magistralis di Lopez nei panni di Sgarbi che maltratta l’allievo “capra” Solenghi, il confronto tra il Presidente Mattarella che vorrebbe entrare a far parte del mondo del cinema e Papa Francesco al quale chiede di intercedere presso il Paradiso, ma anche nell’aldilà le cose sono cambiate e ancora, la gag del litigio tra le assistenti vocali Alexia (Lopez) e Siri (Solenghi), l’esilarante lettura che Tullio fa della poesia “A Silvia” di Leopardi recitata in tanti dialetti diversi, l’affettuoso omaggio all’avanspettacolo, un tuffo nel tempo che rimarca quasi ce ne fosse la necessità, la grandezza e la fatica di chi oggi, raccoglie i frutti di una dura semina in un mondo dove tutto sembra scontato e dovuto. Ci si commuove pure con il ricordo all’amica scomparsa Anna Marchesini e ad evocare il pilastro femminile del trio che, agli inizi degli anni ’90, ha conquistato televisione e platee di tutta Italia, sono proprio Solenghi e Lopez nella toccante canzone “Dentro la tasca di un qualunque mattino” di Gianmaria Testa, altro artista venuto a mancare troppo presto. Quello che fanno Massimo e Tullio per più di un’ora e mezza, è un work in progress dove non ci si distrae nemmeno un minuto e si viene catapultati nell’intensità dei brani tratti dal repertorio di Frank Sinatra (“My way”, “Send in the clowns”, “That’s life”, “Lady is a tramp”) e in quel rispolvero che fa Solenghi del brano “Conosci mia cugina”, uno swing degli anni Quaranta. Ma non si può chiudere questo viaggio con la malinconia ed ecco che arriva il duo travolgente Mughini-Costanzo: insieme “aborrono” tutto ciò che allontana dalla libertà, dall’essere felici anche se si è diversi e non “conformi” agli standard che impone la società e a modo loro, spronano il pubblico a vivere con leggerezza. E’ sicuramente uno show che mette all’angolo per qualche ora, la frenesia del tempo, le brutture che ingrigiscono l’esistenza e riporta gli spettatori a dove si era rimasti, ma solo per qualche attimo, perché si è troppo impegnati a ridere con chi ha capito che la vita va presa a morsi se non si vogliono rimorsi.