La croce: essere o avere?

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella 

Oggi, domenica di Pasqua, Gesù, il crocifisso, risorge.

C’è una bella differenza tra resuscitare e risorgere. Chi resuscita è comunque destinato a morire prima o poi (per lo meno terrenamente parlando, vedi Lazzaro e altri resuscitati). Chi risorge, invece, risorge a “nuova vita”.

Eppure, non è difficile capirlo che di vita non vi è solo quella che vediamo, Lui l’ha detto “chi mi vuole seguire, prenda la propria croce e mi segua”, mi segua in Paradiso, ovviamente.

Siamo tutti destinati al Paradiso, al “risorgere” se prendessimo, “‘ncoddu” la croce (…forse più di una, se una non è pesante abbastanza).

La domanda che da il titolo a questa riflessione nasce spontanea: siamo tutti pronti a “‘ncoddari” la croce? Con la forza dell’amore? O quasi quasi, preferiamo essere croce?

Una persona intelligente risponderebbe immediatamente “preferisco ‘ncoddari”. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Oggi, voglio farvi gli auguri di buona Pasqua con una preghiera originale: Signore dammi la forza di ‘ncoddari, sempre, tutti i giorni, e quando non c’è la farò più, solo allora, fammi diventare croce, ma con accanto qualcuno “chi mi ‘ncodda”, non lasciarmi solo Signore, vorrei tanto essere ‘ncoddatu, vorrei tanto portare qualcuno in Paradiso.