Mamma? Sei tu?

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella 

Come si fa? Come si fa a chiamare mamma una che uccide una bimba, la sua bimba.

E mettiamoci in mezzo tutto quello che vogliamo: separazione, gelosia, solitudine, Covid, guerra e magari un pizzico di depressione, che nessuno aveva comunque intravisto.

Ma allora non è vero che “di mamma ce ne una sola”? Esistono anche le mamme sciagurate, immature, indegne, irriconoscibili, irriconoscenti, ma mi raccomando non continuiamo a chiamarle malate.

È facile risolvere così. Con un coltello, l’ha ripetutamente colpita al collo e alla schiena, ma che fai mamma? Perché lo fai mamma? Che ti ho fatto io, mamma? Avrà detto questo Elena?

Non lo sappiamo. Sappiamo che la ventitreenne omicida era “mamma d’ufficio” e adesso non lo è più.

Sappiamo pure che Elena aveva tutte le carte in regola per vivere felicemente. La verità? Non la conosco, ho l’impressione che nessuno la conosca in fondo.

Forse è giunta l’ora di fermarci e riflettere, perché il problema si sta facendo serio: tutto quest’odio, in tutti i campi, conferma una bruttissima crisi, l’amore vacilla, l’amore stenta a vincere, viene svalutato, viene declassato.

Il sentimento che veniva solitamente testimoniato con il massimo paragone di ciò che un genitore possa provare per i figli… quest’amore comincia ad essere messo in discussione.

Qualcuno si consola dicendo “la pagherà”, qualcun altro dice “buttate le chiavi”… sinceramente quanto vale una vita?

Chiedetelo anche a Putin. Io penso a quel “guai a coloro che faranno del male ai bambini, meglio per loro che si legassero una macina al collo e si buttassero a mare” e provo pietà per questa mamma difettosa, ecco il termine giusto, difettosa come un elettrodomestico nuovo, a cui manca un pezzo importantissimo: l’amore.