O cantu o levu a cruci

Detti e proverbi calabresi liberamente narrati da Angelo Latella 

Traduzione “o canto o porto la croce”, proverbio che assomiglia tanto a “o vaiu all’acqua o nnacu ‘u figghiolu” ma in realtà si differenzia parecchio per la profondità della morale.

Il canto è associato normalmente ad uno stato d’animo allegro, positivo, gioioso, si canta quando s’è bevuto un bicchiere di troppo, si canta sotto la doccia, si canta sentendo altri cantare…la croce invece, al contrario, è associata alle difficoltà, al sacrificio, alla sofferenza, e come si può pretendere di cantare se le circostanze non lo consentono?

In sostanza non si può essere “allegri”, quando abbiamo problemi seri, quando siamo feriti nei sentimenti. Non si può cantare a comando, perché non si possono spostare i problemi in un baleno…

Credo che il proverbio non sia nato con l’intento di coinvolgere (almeno al 100%) coloro che cantano per professione e non sono comunque esenti da personali problemi.

Forse è concessa un’esenzione, per coloro che portano la croce metaforicamente, come i portatori della vara, a loro è concesso anche cantare.