Omini, mezz’omini e quaquaraquà

La riflessione dell’editore di Angelo Latella 

Gli uomini , gli uomini “a metà” e gli uomini che parlano a “vanvera”, non credibili, non affidabili. Oggi riflessione profonda sull’essere umano.

Chiunque viene al mondo con un fisico dalle caratteristiche umane, è considerato un uomo, indipendentemente dal luogo di nascita e dal colore della pelle, indipendentemente dallo stato sociale (ricco o povero), indipendentemente dallo stato di salute (normodotato o con deficit più o meno grave).

Fin qui è tutto chiaro, siamo tutti uomini. Poi bisogna essere umani, come cantava Mengoni e qui la faccenda cambia.

Gli uomini “a metà” sono quelli che hanno fatto dei progetti, delle promesse e magari sono riusciti a portarne a termine una parte.

Gli “quaquaraquà” sono quelli che non hanno chiaro il concetto della missione umana, e parlano , parlano e nuotano col salvagente e volano con l’aereo. Comunque i “quaquaraquà” amano la vita, ed è già una cosa buona.

E andiamo al dunque. Gli uomini non sempre sono persone, per essere tali devono avere dei riconoscimenti, dei diritti, delle libertà. Patrick Zaki per esempio, potrebbe essere definito una persona? Giulio Regeni era una persona? E la piccola Pipitone? Ecco ci sono tanti uomini “a metà” che non hanno il coraggio di diventare uomini, che non hanno capito l’importanza della relazione tra uomini, tra persone, tra fratelli.

Naturalmente ho tralasciato il termine di individuo, di colui che si crede unico e indispensabile, e magari lo è. L’individuo potrebbe anche disinteressarsi degli altri, ma non avrebbe senso la sua individualità…essere individuo preclude la presenza di altri individui.

Conclusione, l’Italia è fatta, bisogna fare gli italiani. Gli uomini sono “fatti”, bisogna disintossicarli.

Buona domenica a tutti e speriamo sempre nell’amore.