Scostumato o maleducato?

Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella 

Ricordo che da ragazzino, questa affermazione risuonava spesso tra le stradine: “esti scustumatu, pirchi i soi ncia ‘mpararu a ‘ducazioni”.

A voler segnalare il cattivo comportamento (o atteggiamento) di qualche ragazzino nei confronti di una persona comunque matura.

Quindi nascono spontanee alcune domande. Educare è difficile? È un’arte? È una necessità? È indispensabile? È, come diceva San Giovanni Bosco, qualcosa che ha a che fare con il cuore? Come e quando, si educa? A cosa si educa?

Ecco un elenco “misero” dei valori, delle indicazioni a cui fare riferimento: legalità, giustizia sociale, solidarietà, salvaguardia dell’ambiente, salvaguardia della salute propria e altrui, salvaguardia del bene comune, rispetto della persona e della diversità delle sue idee (tradotto, nessuna forma di violenza), e per finire, salvaguardia della provenienza e della destinazione umana (in sintesi, cura dello spirito).

Si educa con le parole e maggiormente con l’esempio. Si educa in ogni ambiente, al bar, a scuola, a lavoro e soprattutto nella propria famiglia. Non posso dire a mia figlia “vai a Messa”, se poi non ci vado io. Non posso dire a mio figlio “non fumare”, se sono un accanito fumatore. Non posso dire a mia figlia “non dire parolacce”, se continuo a mandare a “fanculo” sua madre.

Non posso dire a nessuno, che drogarsi non è una cosa buona, quando sostengo che una “canna” ogni tanto, non fa male. Non posso pretendere rapporti di solidarietà e collaborazione, quando mi manca lo spirito, l’amore. Aveva, anzi ha ragione, San Giovanni Bosco.

Buona domenica.