Perché il calcio genera così tanta felicità?

Le riflessioni di Angelo Latella

Riflessione dedicata alla vittoria del Napoli, del suo terzo scudetto. Ho dato rilevanza al calcio di proposito, non ho pensato allo sport in generale, perché alcune cose succedono solo nel calcio.

Ho dedotto, da quello che ho visto e sentito dire in questi giorni, che uno scudetto rappresenta la felicità sotto svariate forme, di riscatto sociale, di libertà, di appagante soddisfazione che può essere addirittura “motivo di vita”.

Ma tutto questo riguarda solo i vincitori? Sembra di sì, perché chi perde o pareggia, solitamente, non ha motivo per gioire.

Quindi le partite diventano delle vere e proprie guerre, anzi, tante battaglie (campionato) che porteranno alla vittoria della guerra (lo scudetto).

Infatti, un po’ come la religione, dove ci sono gli scontri tra cristiani, mussulmani, i buddisti, nel calcio trovi i milanisti, gli interisti, juventini e così via.

Per vincere la guerra sono spesso importanti i soldi, si vincono più guerre al nord perché ci sono più soldi e quando a vincere è una del sud la gioia si moltiplica.

Mi trovate d’accordo sul riscatto sociale, sullo svago che scaccia pensieri più grossi, però mi rimangono in sospeso, o se preferite poco chiare, le due altre espressioni: libertà e motivo di vita.

Come faccio a paragonare il calcio alla libertà e ad un motivo di vita? La libertà non può essere considerata una faccia della medaglia? Si è liberi, se si vince? Non è riduttivo? Non è offensivo per tutta quella gente che se ne frega del calcio e che ha voglia di vivere felicemente, per altri dieci e più motivi? Diamo a Cesare quel che è di Cesare… e sappiamo tutti che Cesare, non sa e non può tutto.

Buona domenica a tutti, pensando a chi l’aspetta per andare a Messa e chi l’aspetta per andare al Campo sportivo…io vi consiglio entrambe.